Facebook, Twitter, Linkedin, ecc. hanno modificato il mondo della comunicazione creando un nuovo codice che si va sempre più diversificando dai modelli riconosciuti. La velocità di “postare” è al contempo, un tratto caratterizzante ed un fabbisogno.
Essere presenti e “raccontare” un avvenimento nel momento in cui questo si compie è di fondamentale importanza, e data la democratizzazione, portata dai “social network” ogni “momento” è importante e suscettibile di diventare oggetto di questo nuovo stile comunicativo.
Qualche numero per inquadrare la portata del fenomeno: nel mondo,
ogni giorno, vengono postati 80 milioni di tweet su Twitter, ogni
venti minuti su Facebook vengono scambiati 5 milioni di messaggi tra
gli utenti e su Instagram arrivano, ogni giorno, 60 milioni di nuove
foto con descrizioni e commenti compresi.
Il pianeta“social network” è una realtà che non si può più ignorare.
Ormai non esiste attività, brand o società, che non abbia almeno un
paio di profili sui più usati “social network”, per raggiungere un
pubblico sempre più vasto.
Ma come funziona la comunicazione nei “social network”, e come sta
cambiando la nostra percezione della lingua e della comunicazione?
Prima di Twitter e di Facebook sono venute le e-mail. Simili nella
forma alle classiche lettere, le e-mail conservavano un aspetto più
o meno formale anche se, a differenza delle lettere, venivano
recapitate quasi immediatamente e la risposta tornava a noi con la
stessa celerità.
I “social network” sono letteralmente esplosi, caratterizzati
principalmente dall’immediatezza che condividevano con le mail, cui
però si aggiungeva anche la possibilità di avere un pubblico.
La vanità insita in tutti gli esseri umani, ha giocato un ruolo
fondamentale nella diffusione dei social network. La fruibilità
della Rete ha fatto il resto.
L’immediatezza che ha contribuito enormemente allo sviluppo dei
social network, non si incarna però solo nella “velocità” della
parola.
Con Twitter, Facebook o Instagram, ad esempio, una buona dose di
contenuti non si manifesta tramite un testo scritto, ma tramite
un’immagine o addirittura un video.
La comunicazione quindi si è da una parte fatta più facile: tutti
sono in grado di capire un’immagine e la comprendono con una
velocità, che la parola scritta non potrà mai raggiungere. Le parole
diventano un accompagnamento, un contorno, e si trasformano in
#hashtag che servono a catalogare le immagini, ma non a descrivere
un’emozione o un momento speciale. Tutto questo, infatti, viene
lasciato a immagini e suoni registrati in presa diretta.
Gli specialisti della comunicazione e del marketing sono in grado di sfruttare queste caratteristiche di immediatezza e globalità, per scopi pubblicitari facendo leva sulla viralità di un contenuto, e anche osservando la tipologia di contenuti che vengono postati è chiaro come la comunicazione, sui social network, si stia riducendo nel numero di parole, e stia invece crescendo nella quantità di contenuti “diversificati”.
La riduzione di parole usate, però, se da un lato sembra sminuire il
valore del testo come significativo mezzo di comunicazione,
dall’altro rende le poche parole che vengono scelte e usate
fondamentali. I motori di ricerca indicizzano ancora i contenuti in
base alle parole chiave e agli #hashtag, e sono ancora questi
elementi, a rendere possibile la ricerca e la scoperta di questi
contenuti.
La comunicazione nei “social network” si configura, quindi, come un
qualcosa di nuovo e diverso ma che sfrutta ancora, in parte, le
strutture esistenti. Parole, immagini, suoni, si spargono e
punteggiano la Rete, in un modo che sembra disordinato, ma che segue
in realtà le infinite possibilità e gli infiniti bisogni, reali o
immaginari, di chi i contenuti li produce e li cerca.